La borsa di Tokio ha fatto il botto, verso il basso. Non accadeva da ventisei anni, dicono. Non che sia un esperto, ma tant’è, dovunque ti giri vedi foto di facce depresse che si battono il petto e dicono che il momento non è mai stato così nero. E lo dicono al cellulare, magari quello che chiamano melafonino, che costa seicento euro, magari con un piano tariffario da più di trenta euro al mese, mentre guidano la macchina a cui hanno appena fatto il pieno e collegano l’accessorio bluetooth da trenta euro perché altrimenti guidare è pericoloso.

No, no, aspetta un attimo, c’è qualcosa che non mi torna.