Non lo dico ad alta voce, non lo faccio notare mai troppo, ma come sono orgoglioso di noi. Fra tutti i progetti di questa mia vita, fra tutte le cose che ho cercato di fare, la famiglia che ho costruito insieme alla mamma è l’unico successo senza riserve. Mi state facendo vivere una vita migliore di quanto potessi desiderare. E’ un sentimento di pienezza. Prendi stasera al ristorante, avrei voluto urlare a tutti “Guardateci! Noi, imperfetti, incasinati, ma così felici. Guardateci! Siamo lo specchio di Dio!”
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L’anno del miracolo – 26 giugno
Ti ho trovato un soprannome: Battipentole. Perché quando lo decidi, e sei davvero arrabbiato, è come se prendessi un cucchiaio e lo battessi su una pentola. Scateni un casino infernale. Il tutto è parte del processo di adattamento. Ogni tanto scappa il “chi ce lo ha fatto fare”, poi basta un tuo sorriso e tutto svanisce. Però pensavo di essermi abituato. Voglio dire, sei il terzo arrivato, dovrei aver già visto tutto!
Invece no, quando tu prendi il tuo cucchiaio e lo butti sulla pentola mi sento un neofita.
Eppure quanto bene mi stai facendo. Ti aspettavo. Avevo bisogno che mi ricordassi come l’unico vero sacrificio che vale per una vita è vedere crescere te insieme a tua sorella e tuo fratello.
Mi stai aiutando ad amare ogni mio respiro. -
L’anno del miracolo – 25 giugno
Oggi abbiamo avuto la prova che quando la natura lo decide noi uomini possiamo solo adeguarci. Non ho mai visto così tanta acqua scendere dal cielo in tutta la mia vita. Secchiate incredibili. Pensa, ci si è pure allagato il box, quello dove ci sono i LEGO. Un disastro. Non ho specificato come io fossi in moto. In alcuni punti l’acqua era talmente alta che la moto quasi si è fermata. Insomma, veramente, ma veramente complicato. E’ particolare pensare che in certe situazioni siamo solo delle pedine. Un colpo di vento, una grandinata, la neve, basta poco per farti dire come nella vita forse è meglio investire su cose che ti mettono a posto la mente, perché per tutto il resto… Basta un niente.
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L’anno del miracolo – 24 giugno
Ricordi quando ti scrivevo di quella persona che non avresti mai conosciuto poiché molto malata? Ecco, oggi siamo stati al suo funerale. Ti capiterà di partecipare a molti funerali nella tua vita. Dipende sempre da quanto vicino sei a chi è morto, ma generalmente si fa fatica a non farsi coinvolgere. Pensa che quando è morto tuo nonno, prima della celebrazione ero davanti alla bara ad accogliere chi arrivava. Ad un certo punto è arrivata una persona non intimissima, ma nemmeno uno sconosciuto. Era disperato. Tra singhiozzi e pianti continuava a dirmi “Mi spiace, mi spiace”. Non sapendo come uscirne gli ho detto “Dai, fatti forza.”. Poi ci ho pensato. Il padre morto era il mio. E mi è venuto da ridere e ci ripenso ad ogni funerale.
Esagerare nel mostrare come ti senti non è sempre un bene. -
L’anno del miracolo – 23 giugno
Sentirsi nuovamente bene. Che sensazione straordinaria! Vedrai, ti capiterà nella vita di avere malanni di ogni genere, febbre, tosse, stati di salute che ti impediscono di vivere la vita come vorresti.
Sta lì il problema delle malattie: non ti rendono più padrone della tua vita, diventi invece schiavo del loro volere. Vuoi alzarti? Non riesci. Vuoi dormire? Non puoi. Però se stai attento, rimani forte, ad un certo punto ti adegui alla condizione finché pian piano migliori ed un bel giorno pensi: cavoli, oggi sì che sto bene!
Sarà come prendere aria dopo essersi immersi in acqua. Cura il tuo corpo: è la cosa più importante che hai per vivere. -
L’anno del miracolo – 22 giugno
Giornata incredibile. C’è stato un torneo di calcio in onore dei ragazzi scomparsi in oratorio, ed hanno partecipato tantissime persone che non vedevo da parecchio. Qualcuno dalle scuole elementari. 25 anni fa. Tutti lì a ricordare chi non c’è più ed invece poteva essere lì a giocare con noi. Chi se n’è andato a 17, chi a 20, chi a 30, questi giovani che non ci sono più sono stati il motore per ritrovarsi. Tante lacrime e l’idea fissa che siamo la nostra memoria. Chi scompare prima di più, poiché rappresenta un ricordo più forte.
Ti auguro una vita lunga, con tanto tempo per piangere chi non c’è più ed altrettanto da vivere. -
L’anno del miracolo – 21 giugno
Oggi è andato in scena un grande classico. Sabato pomeriggio, io schiantato sul divano, la mamma che dice “Gli ho dato da mangiare (a te, ndr), ora dorme, vado dalla parrucchiera”. Esce, passa un minuto e tu scateni l’apocalisse. Pianti, urla, un disastro. Non riesco a capire. Ti do da bere, ti cullo, ti metto giù, ti dondolo. Nulla, la disperazione. Dopo un’ora e mezza un sorriso e poi la pace.
Così.
Sei un uragano. -
L’anno del miracolo – 20 giugno
La terra in cui vivi è una terra di calciatori. In questa terra noi, ossia tuo fratello, tuo padre e tuo nonno prima di noi, abbiamo deciso di giocare un altro sport, poco popolare. Rimane il fatto che ovunque ti giri trovi il calcio. Prendi questi giorni in cui ci sono i mondiali, l’Italia si trasforma in un paese di allenatori, tutti espertissimi. Se si vince si inneggia agli eroi, quando invece si perde si fanno processi lunghi giorni che non finiscono mai. La realtà è che il calcio è il primo motivo di aggregazione di questo paese. Ed è un peccato. Perché questo è il paese più bello del mondo in cui il pallone è un microscopico aspetto. Non ti dico di odiare il calcio, piuttosto impara a conoscere l’Italia.
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L’anno del miracolo – 19 giugno
Stasera cena con il padrino di tuo fratello. Amico di vecchia, vecchissima data, ma ormai distante anni luce da quello che è il “nostro” mondo.
Nella vita ti capiterà di fare delle scelte. Ogni scelta decide la priorità dei tuoi valori. Cosa metti prima. C’è chi mette le “cose” e chi invece mette lo “spirito”. Non so cosa sia meglio, non voglio essere così ipocrita da dirti che a me il materialismo non tocca. Però ho sempre in mente queste parole: Panta rei. Tutto fluisce. Se punti tutto su quel che hai, rimarrà poco di quello che sei. -
L’anno del miracolo – 18 giugno
Non ho ancora affrontato i motivi e le ragioni per cui ti sto scrivendo tutto questo. E’ un bell’impegno, ma è anche appassionante. La passione: l’unica cosa a cui non potrei mai rinunciare. La passione per tua madre, per voi, per le cose belle della vita.
Ma tornando ai motivi reali, la ragione di tutto questo credo che sia tuo nonno, ossia mio padre. La persona più importante della mia vita, che tu non conoscerai mai, se non per quello che potrò raccontarti io. E qui veniamo al punto. Mio papà se n’è andato troppo presto. Non ho rimpianti, ma aveva tanto da dirmi. Con questi pensieri voglio che tu, tua sorella e tuo fratello sappiate, COMUNQUE vada questa vita, che siete e sarete sempre la ragione per cui io e la mamma viviamo e saremo vissuti.