Categoria: Storie

  • La pesciada

    La pesciada

    Più di venti anni fa ero ancora meno di niente. Su quel campo sperduto su in val Rendena eravamo solo io, te e una palla ovale. E io che provavo sti calci che finivano fuori e tu che mi dicevi “però laùra, perché te ghe l’e la pesciada”.
    Poi ti sei ammalato, sei scappato via e allora ho cominciato a cercarti in ognuna di quelle “pesciade”. La palla a volte entrava, a volte usciva.
    Tu invece, dalla mia testa, non lo hai mai fatto.
    E ancora ti cerco. Quella stronza entra, esce, e io mi guardo intorno disperato e penso: dove sei? Perché cazzo mi hai lasciato qui così, dopo diciassette anni, a guardare se a bordo campo ci sei?
    Non ne vengo a capo. Anzi, non ne verrò mai a capo.
    Però oggi questa partita per cui mi fa male ogni singolo muscolo, ma in cui ogni singolo calcio è entrato la voglio dedicare ufficialmente, e pubblicamente, a te.
    Lo so che un giorno ci rivedremo, prima o dopo, da qualche parte.
    Preparati, perché sappi che te lo dirò: “Pà, te vist che pesciada?”.

  • Tre metri sopra il terreno

    Era partito male e sulle prime, son sincero, non ci credevo nemmeno io. Un bambino di sette anni, leggermente meno alto della media, non può dall’oggi al domani calciare un Pallone da Rugby sopra i pali.

    Pali
    I pali della porta, piazzati al centro della linea di meta, sono 2 montanti rotondi di oltre 4 metri di altezza, da considerarsi prolungantisi all’infinito; essi distano tra loro 5,64 metri e sono uniti da una barra orizzontale il cui filo superiore è a 3 metri dal terreno. Fonte Wikipedia.

    Aggiungo anche che oggettivamente, non avendo mai avuto a che fare con palloni diversi da quelli ovali, la dimestichezza col piede è quella che è, risultato: poca, pochissima coordinazione. Fatto sta che se vedi qualcuno intorno a te fare il gesto tecnico senza problemi, se alla tele vedi sempre gente che fa solo quello e se, per l’appunto, sei un bambino, lo spirito di emulazione nasce da solo.

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  • La crisi

    “Dio, non ce la faccio”, disse la ragazza a suo marito. Lui le sorrise, come faceva sempre, domandandosi nel contempo quanto ancora l’avrebbe sopportata.
    “Non posso credere che ogni mese dobbiamo venire qui, metterci in fila e pagare queste cose. In contanti, per giunta!”.

    Crisi
    Crisi

    Lui sorrise di nuovo. Era, se possibile, stufo di sentirle dire la verità, ma come l’amava…
    “Che c’è perché ridi?”
    Non rispose.

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  • Robot ITA 0.1, il mio racconto

    Ho partecipato al concorso indetto dalle edizioni Scudo (http://www.edizioniscudo.it) in cui veniva chiesto di scrivere un racconto breve sul tema Robot ambientato in Italia.

    Robo ITA 0.1
    Robo ITA 0.1

    E’ stato divertente stare in 3600 battute, anche se di per sé la vicenda che ho raccontato è abbastanza macabra e grottesca. Ovviamente consiglio l’acquisto del volume, il prezzo non è particolarmente economico, c’è un errore di stampa all’inizio del mio racconto e tutti i racconti sono scritti in linea di massima da autori esordienti ma… Che diamine… Diamogli una possibilità!

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  • 14 febbraio 2210

    Di certo il cielo non era coperto ad nubi nefaste e chiaramente non pioveva. Il sole brillava come non mai ed a detta di tutti era proprio una bella giornata.

    Sav Valentino
    Sav Valentino

    Se una qualsiasi persona matura cinquanta o sessanta anni prima fosse stata catapultata in questo futuro, in un giorno come questo, sarebbe rimasta shockata: niente meteoriti, esplosioni nucleari, invasioni aliene o quant’altro aveva rovinato la terra. Il progresso tecnologico non aveva influenzato il modo di vivere della gente se non in meglio ed i valori umani erano alti e soprattutto esistevano ancora, salvo le dovute eccezioni.

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  • Il placcaggio

    La figlia entrò in casa salutando tutti tranne suo padre che come ogni giorno a quell’ora stava seduto sul divano a leggere il giornale. Gli si pose davanti, con le braccia sui fianchi. Al padre quella visione ricordò quando la donna era ancora una bambina ed imitava sua madre in quella posa per dare importanza ad un concetto esposto.
    “Glielo hai fatto vedere ancora!” disse lei.
    Il padre fece una smorfia di disapprovazione.
    “Ho fatto vedere cosa a chi?”

    Placcaggio
    Placcaggio

    La figlia a quelle parole inarco il sopracciglio e continuò sprezzante “Non fare il finto tonto, sai benissimo che mi riferisco a mio figlio e sai benissimo cosa gli hai fatto vedere!”
    L’uomo distese lo sguardo e cercando , con difficoltà, di farsi più serio che poteva riprese “Mi dispiace ma non ti seguo, cosa avrei fatto vedere a mio nipote?”
    “Accidenti papà, quando fai così!” ed allargate le braccia le fece cadere sui fianchi provocando un battito che fece balzare l’uomo ed urlò “Lo sai benissimo, il Rugby!”

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  • L’anello

    Il ragazzo fece di corsa le scale. Non che l’ascensore fosse rotto, non che volesse tenersi in forma, ma la voglia di vederla era troppa e dopo una giornata come quella, prima arrivava quel momento, meglio era.
    I piani erano quattro ed arrivato al pianerottolo dovette riprendere fiato. Non sta bene avere il respiro grosso quando devi vedere la tua amata, pensò sorridendo.

    Anello
    Anello

    Sistemata la camicia che era uscita dai pantaloni nella foga della salita, si mise dritto con la schiena e fece i quattro passi che lo separavano dalla porta e, accertatosi che il respiro fosse finalmente calmo, suonò il campanello.

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  • La cicatrice

    C’era una volta un giocatore di Rugby, era uno forte e piuttosto spericolato. Giocava in una squadra importante e riusciva a contribuire con costanza alle sue vittorie.
    Aveva tutto: la gioventù, la prestanza fisica e tanta voglia di fare.

    Cicatrice
    Cicatrice

    Un giorno però, quasi per caso, trovò uno specchio magico che consentiva di vedere il futuro.
    Non il futuro in generale, ma solo quello relativo a se stessi. Nel dettaglio, il proprio volto.

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  • Il giorno dopo: questa è Sparta ?

    La stagione fredda era al suo culmine e la giornata volgeva al termine. Le luci chiaro scure che filtravano dalla finestra consentivano di vedere ancora i contorni delle cose. La loro casa era semplice, quattro mura, un tavolo ed un letto. Non c’era bisogno d’altro, ma tutto appariva magico in quella sera.

    Sparta
    Sparta

    La ragazza guardò suo marito. Era un guerriero, come tutti. Per sua sfortuna le campagne militari erano finite da un pezzo ed egli era a casa da ormai un mese.
    Fu allora che glielo disse, “Avrai un erede”.
    All’uomo si illuminarono gli occhi per un istante. Fu un attimo fugace, che però la moglie riconobbe subito. Senza dire nulla l’uomo uscì dalla porta e fece ritorno solamente a notte inoltrata.

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