Dopo un lungo silenzio, ed un anno denso di lavoro, ecco Philia, il nuovo lavoro discografico del Progetto AnteprimA.
Dieci tracce ricche di storia e che una storia raccontano, come tutti i lavori del progetto, ascoltabili su tutte le maggiori piattaforme di streaming:
Era inevitabile, dopo aver fatto sbarcare Vivo, l’ultimo lavoro prodotto dal Progetto AnteprimA, qualcosa lo si doveva fare anche per gli album passati, Uomo (2004) e Sempre (2007).
Ma potevamo perdere l’occasione per fare qualcosa di speciale? Ecco che allora le tracce sono state rimasterizzate per tirare fuori il meglio possibile da quelli che sono stati i nostri primi lavori, ormai più di un decennio fa.
Il risultato? Noi ne siamo entusiasti!
Quanto poi questi due album rappresentino tutto quello che ho sempre voluto affermare lo dice la loro sequenza che, l’avrete capito, non può essere un caso:
Quando per la prima volta nel 2004 con il Progetto AnteprimA abbiamo voluto (auto) pubblicare “Uomo”, il nostro primo album, le cose nel mondo erano leggermente diverse.
Digitale era una parola che si riferiva per lo più a come gli strumenti MIDI comunicavano, ma noi ragionavamo in analogico.
Dopo aver inciso, mixato e prodotto il disco il suo prendere vita era rappresentato dalla materializzazione del CD. Non esisteva altra forma di musica.
Oggi no.
La musica esiste anche se non la puoi più tenere in mano fisicamente.
Il fiume di ore passate a scrivere, incidere, suonare, cantare si condensa su una nuvola ed a pensarci quasi ti perdi.
Cosa rimane di vero in tutto questo? Sempre Lei, la Musica.
L’artista di insuccesso è quello che non vive della propria arte, non potrebbe. Forse si è spaventato la prima volta che gli han detto “con questa cosa ci facciamo i soldi”, forse voleva che tutto rimanesse incontaminato da influenze esterne negative, ed è finito con poco pubblico.
L’artista di insuccesso non ha una vita sentimentale burrascosa, tipicamente non divorzia, non tradisce, perché non ha sterminate tentazioni a cui resistere, economiche o sessuali, ed è molto più semplice, visto il poco pubblico.
L’artista di insuccesso è quello per cui gli hobby non esistono, il suo tempo libero lo investe totalmente nella sua arte, che non è il suo lavoro. Questo rifugio è sicuro e sacro, ed è riparo da tutto e da tutti e quindi ne limita il pubblico.
L’artista di insuccesso combatte la frustrazione pensando sempre al domani, al prossimo progetto, al momento in cui ci sarà la svolta, ed allora forse sarà chiaro a tutti quanto di lui o di lei c’è nella sua arte quella per cui c’è poco pubblico.
L’artista di insuccesso, qualche volta ha qualcuno che gli si avvicina in un momento inaspettato, sussurrando che la sua arte, in un certo momento, è stata commovente, gli ha regalato un’emozione, è stata bella da vivere. Ecco, all’artista di insuccesso questo era tutto il pubblico che serviva.
Ci sono giorni in cui ti sembra che il peso ti schiacci. Parlo del peso delle giornate, della fatica di fare, dell’equilibrio di bilanciare cosa è meglio per il lavoro, cosa è meglio per la vita. Troverò il tempo per? Non è da troppo che son seduto sul divano? Non è da troppo che sto lavorando?
Ci sono giorni così, col dubbio di non stare facendo abbastanza, di non investire nei sogni, di non credere più ai miracoli.
Ci sono giorni così, ma oggi non è uno di questi.
Lunedì sera ho suonato con la mia band (gli AnteprimA, www.bluscurock.com) presso il locale Le Trottoir di Milano. Sì, era lunedì sera, faceva freddo e tu m’insegni, anche se sei in porta Genova a Milano, ergo in un posto che più figo non si può, se a vederti conti 10 teste sconosciute è un successone.
Qualcuno ha detto che è il miglior album della storia della musica moderna. Sono sempre affermazioni opinabili, più che altro perché di arte si tratta e quindi qualcosa di soggettivo. Ma diciamo la verità, questo tipo di considerazioni si possono fare solo per album della portata di “The Dark Side Of The Moon”.
Pink Floyd – Time
In particolare la canzone “Time”, che è indirettamente citata all’interno del capitolo “La stampante”, nella seconda parte di Ardo, rappresenta un esempio di arte pura. Come fosse un quadro pieno di dettagli che ad ogni visione (quindi ascolto) presenta un dettaglio nuovo, quasi fosse in movimento. Questo quadro dura quarantadue minuti e spiccioli di secondi, ed in questo – breve – tempo, c’è un decennio di musica, una completezza generale, una cura dei dettagli, ineguagliati.
Il concetto è sempre quello, l’ho ripetuto più volte: sul palco, giù dal palco o a casa propria.
Sempre
Così come ho detto questo ho sempre ripetuto che a prescindere io scelgo il palco. Per tutta una serie di ragioni, prendendo insieme oneri ed onori. In genere oneri tanti, onori pochissimi. Perché stando sul palco ti esponi. Non solamente perché, evidentemente, sei di fronte a tutti, ma anche perché mostri, senza lasciar dubbi come sei fatto. Come affronti le cose, come le interpreti.