Mamma che disastro figlio mio… Questa sera la mamma è uscita e dovevo “curarti”. Non so come o perché, ma ho avuto da subito la sensazione che qualcosa non andasse. Risultato? Hai pianto. Un’ora. Un disastro. Senza pace. Non ci sono state camminate, latte, giochi, luci, buio. Non hai voluto sentire ragioni. Ed io che mi ripetevo “Ma chi me lo ha fatto fare?”. Poi per un momento mi hai sorriso, per riprendere a piangere subito dopo. Te lo dico dal profondo del mio cuore: quel sorriso mi è bastato. Perché la risposta a “chi me lo ha fatto fare” è l’amore. Ti sopporterò. Sempre.
Categoria: L’anno del Miracolo
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L’anno del Miracolo – 01 settembre
Essere ripetitivi. Il rischio con un diario come questo, o come la chiamo io “la raccolta dei pensieri positivi”, c’è.
Però in tutta sincerità non devo mai “cercare” qualcosa da dirti. Semplicemente il “parlarti” vien da se. Certe volte perché la tua mano riesce ad afferrare qualcosa, altre volte è sufficiente uno sguardo. Ogni cosa che fai è un universo di evoluzioni da raccontare. Ed anche se a volte la sera faccio fatica, non credo mi stancherò mai di raccontarti com’è bello il mondo insieme a te. -
L’anno del miracolo – 31 agosto
Bere. Parlo di alcolici. Il “giusto” è straordinario, il “troppo” ti ammazza. Io ho sempre usato questa regola: una birra = una corsa. Se corri (e smaltisci) allora puoi bere, altrimenti acqua.
E’ l’unica via che avrai per non tradire il tuo corpo. E’ un po’ come in amore: dare per avere. Do ut des. Che non ti venga in mente di diventare come alcuni ragazzi che vedo in giro: trentanni ed un’anguria al posto della pancia.
Se bevi, corri, non ti tradire. -
L’anno del miracolo – 30 agosto
Oggi io e mamma siamo stati in libreria a vedere quante copie del mio libro sono state vendute. La risposta è stata “qualcuna”. Avrai già capito che non sono uno scrittore di successo. Ma come per tutte le cose, il successo è relativo. Avere scritto un libro (ed essere riuscito a pubblicarlo) è stato un grande risultato. La gente troppe volte rinuncia alle partite pensando di essere negata. Certe volte se vuoi giocare, devi farlo. Certe volte, è tutta una questione di coraggio.
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L’anno del miracolo – 29 agosto
Oggi ho scoperto che per alcuni anche divertirsi è una cosa estremamente complicata. Parlavo con un amico che mi ha spiegato in cosa consiste per lui il divertirsi. Un macello. Ha bisogno di questo e di quest’altro, poi ha bisogno di silenzio, poi ha bisogno degli strumenti adatti. Così mi ha detto. Aggiungendo che il più delle volte, quando ha finito di prepararsi, è già stufo.
Io ti ho pensato.
Ho pensato a quanto poco ci vuole per farti ridere. Conserva una parte del bimbo che c’è in te per quando sentirai che divertirti è complicato. Forse, basterà solo ridere. -
L’anno del miracolo – 28 agosto
Seconda vittoria. Mamma fuori a prendere il gelato con gli altri due ed io in casa con te.
Devo dire che finché stai in braccio non c’è alcun problema. Ti piace guardare in giro, ti piace girare, ti piace “stare su”.
Quando ci si ferma o ci si siede, scattano i lamenti, ed allora bisogna rialzarsi o muoversi. Ma tutto sommato questa sera è stato un successo.
Quanto cresci figlio mio. Le tue mani iniziano ad afferrare gli oggetti, i tuoi occhi a riconoscere i volti e la tua bocca ad articolare suoni. Rimane da capire cosa si muove nella tua testolina. Cosa senti? Avverti quanto sei amato? -
L’anno del miracolo – 27 agosto
Questa sera ho mandato tua mamma a correre. Inizialmente volevo andarci io, ma poi ho pensato che in fondo lei era una vita che non si prendeva del tempo suo, così le ho detto “vai tu!”. Devi sapere che la stanchi molto. Lei è forte e valorosa, ma il peso delle notti spese a starti dietro pian piano si fa sentire, ed ogni tanto è troppo. Ogni mamma è troppo paziente, troppo dedita, troppo innamorata di questo cosino che le sta ribaltando la vita. Se un giorno sarai un marito e un padre impara a leggere la tua donna ed a farle respirare sempre aria pulita.
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L’anno del miracolo – 26 agosto
Ieri ho avuto una lunga discussione con tuo fratello. So che ha solo otto anni, ma sia lui che tua sorella (ed in futuro tu) sono sempre stati trattati alla pari. Il che significa che sì, anche se hai otto anni, è possibile avere una discussione lunga e seria.
Il punto è che lui, a volte per ridere, a volte per farsi accettare (e piacere) continua a dire “Sono un babbo”, ridicolizzandosi. Così oggi abbiamo discusso e gli ho proibito di appellarsi ancora così.
Il motivo per cui te ne parlo è perché anche se oggi hai solo quattro mesi, sto proibendo anche a te la stessa cosa. Quattro mesi, e già ti proibisco le cose, pensa te.
Non farlo mai. Né per ridere, né per farti accettare. Ciò che sei e che decidi di essere è ciò che lascerai su questa terra quando non ci sarai più. Non è proprio una questione da “babbi”, cosa ne dici? Dici che a quattro mesi è forse presto per parlar di queste cose? Va là… -
L’anno del miracolo – 25 agosto
Una cosa alla volta, partendo dalla prima. La vita corre e scappa. Starle dietro è complicato. Ti capiterà, come capita a tutti, di trovarti certe volte in affanno, perché hai una coda troppo lunga di cose da fare. Ecco, stabilito che forse non sono la persona più adatta a parlare di queste cose (esistono persone che hanno studiato anni su metodi più efficienti), sento di dirti questo: pensa ad una stanza disordinata. Non c’è via di sistemarla tutta istantaneamente e questo è frustrante. Però puoi guardare un angolo ed iniziare da lì. Raccogliere, sistemare, buttare via quel che non serve più. Quando l’angolo è a posto, passi a quello successivo. Alla fine la tua stanza, e forse anche la tua vita, saranno uno splendore.
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L’anno del miracolo – 24 agosto
Certi giorni mi pare tu riduca la mamma ad uno straccio. Da quanto vedo in giro, per le mamme, il parto non è mai una passeggiata. Poi troverai sempre quella che ti dice “Il mio mangia e dorme”, ma io personalmente non ci credo. In questo senso mi stai consumando la moglie. Eravamo convinti che essendo tu il terzo figlio sarebbe andato tutto liscio e senza intoppi, ma non è andata così, almeno finora.
Con questo non voglio dar adito a ripensamenti, né incolparti di qualcosa, ma sono convinto che l’unica via per capire davvero chi ti sta scrivendo sia che tu un giorno diventi genitore. Solo allora ti sarà chiaro il sacrificio e la fatica, ma anche, e soprattutto, l’amore.