Categoria: L’anno del Miracolo

  • L’anno del Miracolo – 10 novembre

    L’anno del Miracolo – 10 novembre

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    Ci sono persone che per trovare loro stesse hanno bisogno di andare per conto proprio. Per sopravvivere al mondo si allontanano, fuggono. Certe volte capita di avvertire come il peso sia troppo. Gli impegni, le responsabilità, la pressione. Sembra sempre di giocare una partita in cui sei sotto di due punti a cinque minuti dalla fine.
    Allora ti viene l’istinto di dire “Ma chi me lo fa fare?” e di voltare le spalle a tutto. Magari anche a chi ti ha sempre voluto bene, ma in questo momento proprio non ti capisce. Magari proprio i tuoi genitori. Voglio dirti questo: comunque vada, io non ti lascerò mai.

  • L’anno del Miracolo – 09 novembre

    L’anno del Miracolo – 09 novembre

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    Stasera la mamma ha ordinato le pizze. Ad un certo punto “La piccante, ovviamente, è di mio marito”. Io sono sempre quello che fa grandi le cose piccole, ma il modo in cui ha detto “marito” mi ha fatto capire che su questa terra non sono da solo. Amarsi è anche vivere delle cose di ogni giorno, conoscersi e sapere cosa fa piacere all’altro. E’ quello che auguro a te. Trovare un’anima con cui dividere il tempo della tua vita. E’ l’unico modo per non aver paura di dire “Sempre”.

  • L’anno del Miracolo – 08 novembre

    L’anno del Miracolo – 08 novembre

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    Ho accompagnato tua sorella a mangiare la pizza con le sue compagne di classe. Sembrava tutto normale, eppure al ritorno ho avuto un attacco di malinconia. Pensavo che fino a poco tempo fa ad uscire fuori a mangiare con gli amici ero io. Giovane, se vuoi dirlo.
    Oggi invece sono dall’altra parte. Lei esce con le amiche, tuo fratello guarda i film da grandi (Papà guardiamo Matrix!) e tu ogni giorno ci regali qualcosa di nuovo.
    A pensarci bene forse non è malinconia, è più come riascoltare la tua canzone preferita, cambierà il contorno, ma non potrai mai smettere di sentirla…

  • L’anno del Miracolo – 07 novembre

    L’anno del Miracolo – 07 novembre

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    Stasera a tavola gara canora. Abbiamo fatto un macello che ci hanno sentiti anche per strada. I vicini penseranno che siamo matti. Tu invece sembravi divertito. Dico sembravi perché lì per lì ci hai guardato perplesso. Lato nostro è stato tutto un urlare, ti dico solo che abbiamo finito con “O sole mio”.
    Come ti ho già detto, ti ci dovrai abituare. Perché poi in fondo credo sia più bello far macello. Poi magari inizialmente ti sembrerà strano, dirai “Ma siamo matti?!”. E la risposta sarà forse sì. E ti piacerà.

  • L’anno del Miracolo – 06 novembre

    L’anno del Miracolo – 06 novembre

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    Quando mi guardo allo specchio penso che il papà che conoscerai tu, rispetto a quello che hanno conosciuto tua sorella e tuo fratello, sarà un papà diverso.
    Quando sono diventato padre per la prima volta ero un ragazzino, la seconda un ragazzino un po’ più cresciuto. Con te, sarà che è passato molto tempo, è tutto diverso. Non è questione di rughe, di capelli bianchi (tanti, per la verità) o di altri aspetti fisici. E’ questione di testa. Sono tutta un’altra persona. Rischiavo di perdermi, quasi. Rischiavo di mancare l’appuntamento con te. Rischiavo di non poterti dire grazie, di avermi sconvolto.

  • L’anno del Miracolo – 05 novembre

    L’anno del Miracolo – 05 novembre

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    Com’è la tua serata tipo? Te la racconto. Quando il frastuono del giorno si calma si fa l’ora di cena. Non dai mai troppi problemi a mangiare la tua pappa. Finito di mangiare stai lì e guardi noi. Da quando ti abbiamo messo a tavola, da quando cioè il seggiolino è ad altezza volto, sei più sereno. Ci guardi e fai i tuoi soliti versi.
    Passata la cena giochi. Ultimamente ti piace questa piscinetta in cui ci sono dentro le palline. Quando poi è ora ti scoli mezzo biberon di camomilla e ti metti a dormire.
    Dormire…
    Diciamo che a questo punto… Comincia la magia!

  • L’anno del Miracolo – 04 novembre

    L’anno del Miracolo – 04 novembre

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    Piacere agli altri è complicato. Nei rapporti, di qualsiasi livello, si giudica e si è giudicati, costantemente. Troverai quello che ti insulta e poi dice che sei permaloso, quello che ti dice che si sarebbe comportato così e poi di fronte alla stessa situazione fa diverso, oppure quello che ti dice come tu stia agendo da maestro, insegnandoti al contempo come comportarti. Insomma, come avrai capito, un bel macello.
    E’ per questo forse che nella vita alla fine si sceglie di stare “solo” in due.
    Dove porta tutto questo discorso? Al consiglio che ho pensato di darti oggi: nel dubbio, rimani sempre te stesso. A me piacerai sempre di più così.

  • L’anno del Miracolo – 03 novembre

    L’anno del Miracolo – 03 novembre

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    Ogni storia ha il suo fascino. Non importa quando grande tu voglia apparire di fronte ad una storia interessante, a qualsiasi età spalancherai la bocca. Prendi tua sorella e tuo fratello. Soprattutto tua sorella, vuol fare la grande, ma da quando ho preso il vizio di leggergli le storie da un libro di favole che avevamo in casa (reinterpretandole un po’ per la verità) me lo chiede in continuazione.
    Poi fa niente se i cavalieri hanno tutti il nome storpiato ed i re un accento calabrese, l’importante è raccontare la storia. Non vedo l’ora di far ridere anche te, mentre ti racconto di Allegretta, la principessa sempre incazzata.

  • L’anno del Miracolo – 02 novembre

    L’anno del Miracolo – 02 novembre

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    Oggi ho sentito che un ragazzo di venticinque anni di una squadra di rugby contro la quale avevo giocato tante volte in passato, durante una partita si è accasciato ed ha avuto un malore. Portato all’ospedale pare non rischi la vita, ma è comunque in rianimazione.
    Il concetto è: un momento stai giocando a rugby, il momento dopo lotti per la tua vita in rianimazione. Questi pensieri non devono preoccuparti, pensarci non vuol dire essere pessimisti, semmai realisti.
    Il punto è far tesoro di tutti i momenti, di tutti gli abbracci, di tutti i baci. Vivi meglio che puoi, ogni singolo momento.

  • L’anno del Miracolo – 01 novembre

    L’anno del Miracolo – 01 novembre

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    C’è una particolarità nel modo in cui ti addormenti: sembra quasi tu preferisca il rumore. O comunque qualcuno che ti muova, che ti tocchi. Stasera eri qui solo con me e dopo che ti ho messo nella culla hai iniziato ad agitarti. Mi sono così ricordato di come la mamma mi ha detto che in asilo ti da delle pacche sul sedere per farti dormire.
    Insomma, per farla breve ci ho provato e, incredibile, ha funzionato. Ti sei tranquillizzato e pian piano addormentato. E io a tirarti sculacciate. Ti capirò quando non sarà più necessario farlo.