Spero con tutto il cuore tu prenda tua sorella e tuo fratello come esempio. Non per imitarli, ma per capire come loro prendono la vita e diventare unico a tuo modo. La professoressa di tua sorella mi ha detto che durante gli intervalli si porta avanti con i compiti. Ho sentito diversi genitori che passano invece i weekend sui libri dei figli, manco fossero ancora a scuola. Tuo fratello invece è una vita che aspetta di montare con me una pista e tutte le volte che rimando per una ragione o per l’altra non si arrabbia mai, dice solo “Lo faremo domani”.
Più li guardo crescere e più capisco che nella vita non conta altro. State misurando i battiti del mio cuore.
Categoria: L’anno del Miracolo
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L’anno del Miracolo – 20 novembre
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L’anno del Miracolo – 19 novembre
Questa sera ho realizzato come “casa” per me significhi stare nel letto e muovere i piedi toccando quelli della mamma. Potremmo essere ovunque, ma quel gesto mi garantirebbe la sensazione conosciuta di casa mia. O nostra, se ti piace l’idea.
Magari chiamerai casa tua il posto dove hai le cose a te più care, ma non farne una questione puramente materialistica. Casa è dove tu puoi stare in pace con te e con le persone che hai scelto vicine.
Casa è non essere soli. Casa è, se fuori piove, stare stretti. -
L’anno del Miracolo – 18 novembre
Alle quattro e mezza di notte uno ha altre aspirazioni rispetto a pulire il vomito da terra. Dormire, per esempio. Eppure ieri sera si capiva che avevi qualcosa che non andava. Continui risvegli, intesi come molto più continui del solito (il che è tutto dire) ed infine alle quattro e trenta il patatrac. Mamma ti culla, tu gorgheggi e come nei peggiori film dell’orrore riempi il piano scala. Mentre mamma ti cambia, io pulisco. Lei scuote la testa, io pure. Tu? Tu ridi sul fasciatoio. -
L’anno del Miracolo – 17 novembre
Questa faccenda della storia prima di dormire sta diventando un rito, e come tutti i riti, tua sorella e tuo fratello l’aspettano. Vuoi perché è un momento nostro, vuoi perché ridono un po’. Solo che ci sono certe sere che proprio non ce la faccio. Oggi, per esempio, sono completamente distrutto. E quindi montano i sensi di colpa, monta la voglia di trovare forze che non ho. Per questo ti ho scritto queste righe: se un giorno ti vedrai rispondere “No”, sappi che te l’ho detto solo perché ero veramente stanco. Fidati. -
L’anno del Miracolo – 16 novembre
Oggi giornata pesantissima. Ieri sera abbiamo fatto un po’ tardi e stamattina non hai perdonato. Alle sei eri sveglio. Bello pimpante. Non ci sono stati versi o modi per farti capire che la domenica mattina, alle sei, è praticamente ancora notte.
Tu ti muovi, scalci, urli, cerchi di parlare. A pensarci bene, a sette mesi sei uno spettacolo, ma cribbio, gli spettacoli la domenica mattina alle sei non li vuole vedere nessuno!
Ma noi teniamo duro. Anche se sembriamo zombie, perché in fondo questo spettacolo lo abbiamo scritto noi. -
L’anno del Miracolo – 15 novembre
Chissà quando e come litigheremo. Se le nostre discussioni saranno anche solo la metà di quelle che sto avendo con tua sorella, potrò dirmi fortunato. Eppure, per quanto ci si scorni (essendo molto, molto simili), dopo ogni discussione sento che il nostro rapporto cresce. Credo lei abbia capito che non la voglio fregare. Che i miei “Ti voglio bene” sono roba sincera, che molte volte guardarsi in faccia e urlare è meglio che tenere il muso per giorni.
Con te come sarà? Dimmelo tu. Mi crederai? Crederai che non ti voglio fregare? -
L’anno del Miracolo – 14 novembre
Oggi te ne devo scrivere una bella sui libri. Ho sempre avuto il vizio di finirli, sempre e comunque. Una volta scelto il libro, anche se poi facevo una fatica boia a finirlo, cercavo sempre e comunque di arrivare in fondo, per una sorta di obbligo auto imposto a finire qualcosa di iniziato. Forse perché avere in mano qualcosa di fisico mi imponeva di dargli un senso. Poi un giorno sono arrivati i libri elettronici e, incredibile, per la prima volta sono riuscito a dire “Questo non lo finisco, perché fa schifo!”.
E’ il consiglio che ti scrivo oggi: se un libro fa schifo, non perdere il tuo tempo, chiudilo. Buttalo o… Cancellalo!
Ovviamente questo che hai tra le mani no. In nome dell’amore figliale. -
L’anno del Miracolo – 13 novembre
Strisci! Come un piccolo marine. Un soldatino che vuole esplorare il mondo. E’ incredibile perché certi giorni sembri crescere esponenzialmente. Stasera eri come sempre sdraiato a giocare con le tue cose, quando ad un certo punto ti ho chiamato ed hai iniziato a strisciare verso di me. Centimetro dopo centimetro ti stai adattando a questa vita.
Cominci ad essere contento quando riconosci che siamo arrivati a casa, o quando vedi la mamma che ti prepara la pappa. Un centimetro per volta, ma con la fretta di chi sembra stia perdendo il treno.
Stai tranquillo, è lì che ti aspetta. -
L’anno del Miracolo – 12 novembre
Il mondo è pieno di fondamentalisti. In qualsiasi campo. Una volta avevo un amico che diceva di essere Punk. Contro le regole imposte, contro le mode, contro tutto. Un fondamentalista, praticamente, che però prima di uscire la sera ci metteva mezzora a prepararsi, ora che gli stivali avevano le stringhe fuori nella maniera corretta, la maglietta era rovinata, ma in determinati e specifici punti. In poche parole era fondamentalista, ma a modo suo.
Come lo siamo tutti. Duri e puri, finché non ci devi mettere la faccia. E il più delle volte finisci per perdere le certezze: ma no, io sono diverso, si dice per giustificarsi. La mia domanda per te oggi è: riuscirai ad essere diverso davvero, quando sarà il momento? -
L’anno del Miracolo – 11 novembre
Il tradimento. Dirai: cosa può c’entrare nel “mio” libro una cosa come il tradimento? Eppure c’entra. Oggi per caso ho letto il capitolo di un libro in cui si parlava di tradimento. E’ stato come prendere un pugno nello stomaco. Dirai, ancora una volta, cosa c’entra con me? La risposta sta nel fatto che ho riflettuto su come i gesti che facciamo ogni giorno condizionano chi ti ha come punto di riferimento. Se io dovessi mai tradire, di chi ti fideresti tu? Come potrei dirti ancora “Fidati, lo dico per il tuo bene”? Come potresti tu interpretare come sincere le mie parole?
Ci sarebbero tante risposte, ma oggi ne ho pensata una su tutte: non potresti.