Ultimo dell’anno col brivido. Tutta colpa di un bottone. Stavi per andare a fare il pisolino pre cena, eri con mamma, tutto era tranquillo, ad un tratto però lei mi ha chiamato. Corri, dice.
Se tua madre dice “Corri”, bisogna correre, è una che non ha mai parlato per niente. Ho corso. Contami i bottoni del maglione, mi dice con voce agitata. Lì capisco perché tu strilli. Li conto. Sette bottoni per sette buchi le dico. Sospiro di sollievo. Non hai ingoiato nulla. Che la calma ritorni in questa casa. Ma la vita è un attimo, non dimenticarlo mai.
Categoria: L’anno del Miracolo
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L’anno del Miracolo – 31 dicembre
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L’anno del Miracolo – 30 dicembre
Cosa non fa un cucchiaio. Tu sei agitato. Devi sapere che quando è ora di cena sale un po’ l’angoscia, perché tu mangi sempre un po’ prima e quando tocca a noi è un terno al Lotto capire se sarai bravo oppure ci impedirai di mangiare tra strilla e lamentele. Ultimamente però abbiamo cominciato a metterti a tavola con noi e tra una briciola e un chicco di riso vai quasi sempre sereno.
Il tuo oggetto preferito? Un cucchiaio, appunto. Con quello in mano dirigi l’orchestra. -
L’anno del Miracolo – 29 dicembre
Questione di profumi. Oggi ti ho dato un bacio e poco dopo l’ho dato alla mamma. Mi è quasi sembrato che la pelle fosse la stessa, liscia, con lo stesso profumo. Mamma dice che è per via della crema, che è la stessa sia per te che per lei, ma io non sono convinto.
C’è qualcosa di ancestrale in queste cose, qualcosa di animalesco.
Tu hai il suo odore e lo riconoscerei tra mille.
Tu hai il suo valore, e ti proteggerò finché avrò vita. -
L’anno del Miracolo – 28 dicembre
Oggi abbiamo fatto un lungo viaggio ed è interessante vedere come per me le cose siano cambiate anche in quell’ambito. Tutti ormai sappiamo che quando ti girano, ti girano, il che significa che al minimo accenno di pianto corriamo ai ripari, perché un conto è se piangi in casa, un altro conto è se attacchi in una scatola di due metri per due. Quindi sono partiti i canti di gruppo, poi ti ho cantato “Nessun dorma”, “O sole mio”, “O mia bela Madunina” per finire tutti insieme con “La tartaruga” di Bruno Lauzi.
Non ci crederai, ma è stato un viaggio rilassante. E fidati, detto da me, questa cosa sa di rivoluzione. -
L’anno del Miracolo – 27 dicembre
Stasera è stata dura. A cena da amici sei stato uno spettacolo, poi però alle 21 circa (l’ora in cui di solito a casa ti addormenti) s’è consumato il dramma: ti sei addormentato lì. E quel che è peggio, mezzora dopo ti sei svegliato, fresco come una rosa. Tornati a casa ho dovuto assumermi le responsabilità di padre dicendo a mamma (con la fierezza del soldato che innesta la baionetta) “Lo faccio dormire io”.
E’ stata una battaglia senza quartiere. Le mie palpebre si chiudevano e tu ripetevi “Pà, pà, pà”. Alla fine, molto alla fine, ho vinto io. Ma il mio posto nel letto era stato occupato dagli altri due.
Le battaglie non finiscono mai. -
L’anno del Miracolo – 26 dicembre
I giorni successivi alle grandi feste portano sempre un carico di malinconia. Metti in fila le cose, ti guardi indietro e pensi che anche questa è andata. Almeno, fino a poco tempo fa è sempre stato così, poi sei arrivato tu. Ed anche qui hai pensato bene di modificare la mia vita. Oggi avrei dovuto essere malinconico, invece i tuoi sorrisi (molti), i tuoi strilli (moltissimi) ed i tuoi pianti (per la verità pochi) hanno tenuto i miei occhi fissati sull’essenziale. Ti guardavo insieme a tua sorella e tuo fratello pensando che un quadro simile, il giorno dopo la festa, più che malinconia mi da serenità. -
L’anno del Miracolo – 25 dicembre
Natale ed il concetto di dono. Ho rivoluzionato il mio modo di pensare a questa cosa soltanto ieri, parlando con una persona davvero importante, fonte di saggezza da sempre. Devi sapere che molte persone quando vedono me e la mamma insieme dicono “Che fortuna hai!”. Io mi arrabbio tantissimo. Perché quella che “loro” chiamano fortuna, io la traduco nei sacrifici e nella dedizione che sono la base di quel che c’è tra due persone che si amano.
Oggi però ho fatto pace con quelle voci. Il saggio infatti mi ha detto “Non ho detto che sei stato fortunato, ho detto che hai ricevuto un dono”. Che tu ci creda o no, questo natale ho ricevuto il più bel dono della mia vita: qualcuno mi ha donato tutto, te compreso. Sono amato, non fortunato. -
L’anno del Miracolo – 24 dicembre
Ti ho parlato dei cambiamenti che hai innescato in me. In un certo senso tutto questo libro descrive i modi in cui tu mi hai salvato la vita. Oggi ho cercato di spiegarlo ad una persona saggia. Gli ho detto che prima del tuo arrivo il mio foglio lo stavo scrivendo a penna, tenendo allo stesso tempo annotazioni a matita. Disegni, grafici, tabelle.
Tu sei stato una gomma. Cancellando il superfluo hai lasciato scritto solo ciò che volevo fosse definitivo.
Se te lo stai chiedendo poi, sì, ogni singola parola di questo libro è stata scritta su carta e… A penna. -
L’anno del Miracolo – 23 dicembre
Mio padre è stato il punto di riferimento della mia vita. Operaio, una vita a lavorare, un anno di pensione e poi la morte. C’è stato un momento nella vita in cui io volevo fare l’operaio come lui, con la sua stessa nobiltà, il suo stesso valore. Un giorno gliel’ho detto. Lui mi ha risposto “Va là, che l’è mei andà a cà stuff che strac” (lascia stare, è meglio andare a casa stufi che stanchi).
Aveva ragione, credo. Pensavo al mio futuro guardando il suo presente. Così ho fatto quella sua frase mia, modificandola con ciò che ho imparato dalla vita sino ad oggi. Ed ho concluso che è meglio andare a casa soddisfatti, piuttosto che ricchi. -
L’anno del Miracolo – 22 dicembre
Oggi c’è stato il funerale di una persona che conoscevo. Era il padre di un amico che una volta mi ha detto “Quando succederà a me” (e si riferiva al fatto di perdere il proprio papà) “sarà da te che verrò”. E’ successo, e non è venuto. Troppo tempo è passato da quando io ho perso mio papà e lui mi aveva detto queste cose. Tante cose cambiano, ed è giusto così.
Il punto però è un altro: la vita è un attimo. In genere lo si pensa solo ai funerali. Tu fatti un favore, pensalo tutti i giorni.