Autore: Raoul Scarazzini

  • L’anno del Miracolo – 19 febbraio

    L’anno del Miracolo – 19 febbraio

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    Riflettevo con mamma sul grado di iterazione che abbiamo raggiunto. Mi cerchi, mi chiami, sembra davvero tu abbia bisogno di me. Ne parlavo con lei perché con tua sorella e tuo fratello inizialmente c’era meno dipendenza. Erano, diciamo, più mammoni…
    Tu no. Non dico tu sia un papone (come ti ho già scritto la mamma regna sovrana nel tuo cuore) ma mi cerchi, mi vuoi.
    Così come è stato per tua sorella e tuo fratello però sono convinto che il tempo che verrà sarà ancora più bello. Ci divertiremo, fidati. Il meglio deve ancora venire!

  • L’anno del Miracolo – 18 febbraio

    L’anno del Miracolo – 18 febbraio

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    Se vedessi i progressi che fai ogni giorno! Certe volte mi sembra di salutarti il mattino e di ritrovarti la sera con qualcosa di nuovo, di diverso. Al di là dei gesti, è poi lo sguardo che cambia. Ogni giorno sembri sempre più consapevole, come se capissi qualcosa in più. Ci sono persone che ti piacciono, altre meno, ci sono cose ti divertono, altre per niente. C’è tutto questo intorno a te, e tu ci interagisci.
    Infine poi c’è… Beh, poi c’è la tua mamma. E fidati, come ti vedo guardare lei, non guardi nessuno.

  • L’anno del Miracolo – 17 febbraio

    L’anno del Miracolo – 17 febbraio

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    Oggi è un giorno molto importante, perché il compleanno di tua sorella. Di lei a chi mi chiede dico sempre come sia stata il mio anno zero. C’ero io, è arrivata lei, e quello dopo non ero più io. E’ cambiata la prospettiva delle cose. E’ cambiato il modo in cui ho visto il mondo. E’ cambiata la mia lista delle priorità.
    E anche se oggi il suo regalo preferito è quello dei soldi da spendere in vestiti, per me sarà sempre la bimba che non poteva separarsi dalla sua bambola, che aveva chiamato Clara.
    Dietro agli occhi di ragazzina c’è ancora lei, il mio anno zero.

  • L’anno del Miracolo – 16 febbraio

    L’anno del Miracolo – 16 febbraio

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    Devo dire che così quasi non c’è gusto. Stasera eri così “cotto” che ci ho messo meno di cinque minuti a farti addormentare. Sei stato tutto il giorno pacifico, stando a quanto mi ha raccontato mamma.
    Certi giorni va così, solo sorrisi (anche se quelli in realtà non mancano mai), mai un capriccio, nessuna cosa che faccia pensare a quanto è dura. Certo, il giorno deve ancora finire, certo magari la notte sarà un disastro, ma oggi è davvero bello viverti.

  • L’anno del Miracolo – 15 febbraio

    L’anno del Miracolo – 15 febbraio

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    Oggi un gruppo di bambini mi ha fatto delle domande. Com’è essere papà? Ti sei emozionato quando sei diventato papà? Ma un papà… Cosa fa? Già, me lo sono chiesto anche io. Cosa fai per essere un papà? La prima risposta è: lavoro. La seconda è: cerco di fare in modo che la mia famiglia stia bene. Poi altre cose così… Pratiche.
    Mi hanno poi chiesto: quando hai capito che volevi diventare padre? Ci ho pensato su, ed ho risposto sinceramente, pensandoti. Di fare l’astronauta non sarei capace. Nemmeno il pompiere. Ma credimi, è da tutta la vita che voglio fare questo.

  • L’anno del Miracolo – 14 febbraio

    L’anno del Miracolo – 14 febbraio

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    Chissà se quando sarò vecchio o addirittura non ci sarò più sarai clemente nel tuo giudizio verso di me. Me lo chiedo perché mi sto rendendo conto che più passano gli anni e più divento duro nel ricordo di mio padre. Penso “se avesse fatto così” e, sebbene involontariamente, mi trovo a giudicare. Un po’ mi spaventa riflettere questa cosa su di te, tua sorella e tuo fratello. Vi vedo a pensare “se non fosse stato sempre così nervoso” oppure “se avesse fatto diversamente da come poi è andata”.
    La verità è che queste sono chiacchiere. Io, e sono convinto mio padre prima di me ed ogni genitore sulla faccia della terra, ce la sto mettendo tutta. Tu, per favore, sii clemente.

  • L’anno del Miracolo – 13 febbraio

    L’anno del Miracolo – 13 febbraio

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    Figlio mio, segnati questa data perché oggi, per la prima volta in vita tua, hai camminato.
    Niente di eclatante, tre passi, ma sono stati passi decisi e soprattutto senza paura. Vedremo se con tutte le cadute, le botte e gli spaventi che necessariamente dovrai vivere rimarrai un bambino senza timore di provare.
    Perché alla fine la grande divisione tra le categorie di uomini forse la fa proprio il modo in cui si cammina. Con o senza paura. Non so come ti andrà, per ora so solo che hai camminato. Verso di me. Vieni, ti prendo.

  • L’anno del Miracolo – 12 febbraio

    L’anno del Miracolo – 12 febbraio

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    Questa sera un amico mi ha chiesto: tu cosa vuoi da me? Cosa ti aspetti che io faccia? Me lo ha chiesto perché contestavo come all’atto pratico certe amicizie sono questioni di qualche ora spesa insieme ogni tanto, niente di più, mentre penso servano grandi aspettative nei rapporti.
    Il passatempo lo fa già la televisione, stare insieme è un’altra cosa. E’ vivere e condividere, ed è difficilissimo al giorno d’oggi.
    Dopo qualche birra e una bottiglia di ottimo rum (che un po’ sta picchiando in testa ora) mi son ritrovato con gli stessi dubbi di prima, ma con la consapevolezza che vale la pena cercare qualcuno che voglia vivere con te la vita.
    Ecco, tutto questo per dirti che dal profondo del mio cuore ti auguro un amico.

  • L’anno del Miracolo – 11 febbraio

    L’anno del Miracolo – 11 febbraio

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    Mangiare ognuno di noi quattro in un angolo del tavolo pur di tenerti a tavola con noi è un sacrificio per cui vale la pena. Dici, perché ognuno in un angolo? E’ semplice, devi stare attento a dove appoggi ogni cosa, perché le tue manine arrivano ovunque. Soprattutto se c’è del cibo.
    Aggiungi l’aspetto ascolto, che è complicato perché le tue urla sovrastano tutto e tutti.
    Ma è lì, a tavola, che il cerchio si chiude. Mi piacerebbe metterci anche il cane e il gatto. Tutto il mondo nello spazio delle mie braccia.

  • L’anno del Miracolo – 10 febbraio

    L’anno del Miracolo – 10 febbraio

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    C’è un momento preciso, la mattina presto, quando ancora è quasi notte, in cui ti svegli, mamma ti tira su, ti passa a me e dice “Tienilo che vado a preparare il latte”.
    Non riesco a capire perché tu sei così incazzato in quello specifico momento. Sei lì di fianco a me e strilli, strilli, mamma non ci metto molto, ma un minuto è pure troppo. Mi chiedo perché passi il giorno a sorridere per tutto e, calate le tenebre, ti girano le balle. L’ho chiamato vampirismo infantile. E se le stai chiedendo, sì, ogni tanto mi fai paura. Ma solo un pochino.