Lunedì sera ho suonato con la mia band (gli AnteprimA, www.bluscurock.com) presso il locale Le Trottoir di Milano. Sì, era lunedì sera, faceva freddo e tu m’insegni, anche se sei in porta Genova a Milano, ergo in un posto che più figo non si può, se a vederti conti 10 teste sconosciute è un successone.
Qualcuno ha detto che è il miglior album della storia della musica moderna. Sono sempre affermazioni opinabili, più che altro perché di arte si tratta e quindi qualcosa di soggettivo. Ma diciamo la verità, questo tipo di considerazioni si possono fare solo per album della portata di “The Dark Side Of The Moon”.
Pink Floyd – Time
In particolare la canzone “Time”, che è indirettamente citata all’interno del capitolo “La stampante”, nella seconda parte di Ardo, rappresenta un esempio di arte pura. Come fosse un quadro pieno di dettagli che ad ogni visione (quindi ascolto) presenta un dettaglio nuovo, quasi fosse in movimento. Questo quadro dura quarantadue minuti e spiccioli di secondi, ed in questo – breve – tempo, c’è un decennio di musica, una completezza generale, una cura dei dettagli, ineguagliati.
E’ un momento importante nella vita di Ardo, è appena entrato un po’ timoroso nella bottega del signor Mario, che di mestiere fa il “riparatore”, è un po’ intimorito. Il locale è piuttosto cupo, spaventa se non lo conosci. Come tutte le botteghe è pieno di componenti elettronici, televisori, pezzi di radio e chi più ne ha più ne metta.
Gianni Togni – Luna
Ardo ha una paura boia, perché ha fatto un disastro. Ha fatto cadere la radio di suo padre e questa non funziona più. In casa loro non c’è la televisione, non se la possono permettere e quella radio è l’unico dispositivo tecnologico in loro possesso. Se quella radio non può essere riparata, saranno guai.
A questo si aggiunge la faccia del signor Mario, che pare un babbo natale cattivo e scruta Ardo con i suoi occhi scuri. Ardo biascica alcune parole, ma quella che sintetizza tutte le altre è “aiuto”.
Un libro non può certo cantare. Tutto quello che fa il libro è proporre e lasciare che il lettore completi con la propria immaginazione, oltre che con la propria memoria.
Ardo è intriso di musica, addirittura si può dire che nasce dalla musica. Ogni capitolo nasconde una canzone, qualcosa che possa suggerire a chi legge quale cassetto aprire e quali emozioni rievocare.
Perché ad ogni canzone corrisponde un’emozione.
Pooh – Chi fermerà la musica
E’ il primo giorno di scuola. Ardo è davanti all’ingresso e si ricorda dell’ultima volta in cui ha visto sua madre piangere. A dispetto di quanto si possa immaginare il ricordo è qualcosa di dolce.
C’è una cucina ed una radio, ed alla radio qualcuno che canta di come non sia possibile fermare la musica.
Ardo. Dunque ci siamo.
Ho sempre creduto che questo momento sarebbe arrivato. Avevo fiducia, ci credevo. A suo tempo, quando la notizia si sparse tra gli amici, le persone che avevano capito quanto questa cosa significasse per me ogni volta che mi vedevano mi chiedevano “allora, il libro?”.
E la risposta definitiva sembrava sempre lungi dall’arrivare.
Beh ragazzi, infine ci siamo. E’ uscito. E’ qualcosa che si può toccare, avere fra le mani ed addirittura leggere sul Kindle, l’IPad o qualsiasi cosa legga gli Ebook.
Ardo
La stesura è stata lunga. Ho contato due anni e mezzo da quando ho scritto la prima riga sul foglio a quando, il 5 gennaio del 2010, nella biblioteca di Tione di Trento ho messo l’ultimo punto sull’ultima pagina.
Poi è iniziato un sogno, in cui avevo trovato un editore e tutto sembrava fatto, ma che si era presto tramutato in un incubo. Una palude, dalla quale più facevo forza per uscire, più affondavo con le scarpe. Poi mi sono svegliato e tutto ha ripreso a funzionare.
Ed oggi siamo qui.
Oggi è un gran giorno, perché il frutto di quel lavoro è qualcosa di tangibile.
Finalmente.
Ardo è un romanzo, la storia di una persona speciale che vive una vita unica, degna di essere vissuta. E’ il mio primo romanzo, forse troppo corto, forse troppo lungo, ma al di la di tutto, e su questo posso dare la mia parola, sincero.
Nei prossimi mesi verranno pubblicate le sue parti su questo blog nell’apposita sezione, verranno aggiornate le notizie, verranno organizzate presentazioni, ma tutto comincia qui, oggi.
Il libro si può acquistare in formato cartaceo al costo di 8 euro ed in formato Ebook a 2,99 euro presso il sito dell’editore:
Ok, son partito male. La parola “vecchio” pare essere una sorta di dispregiativo. Eppure dai, ci trovo un po’ più di dignità rispetto all’uso di “anziano”, che fa molto compatimento, molto occhiali sul naso per leggere il giornale e cose così.
Vecchi
Il titolo è eloquente, il tipo di vecchio che si vuol diventare. Perché ne esistono di infinite tipologie, che però sono accomunabili, quantomeno in macro categorie. Mi pongo di queste domande perché quando sei in giro per lavoro, vedi decine e decine di volti che appartengono a persone di cui non saprai mai nulla a parte ciò che evinci dal loro aspetto.
Ed i volti che mi affascinano di più sono quelli dei vecchi.
E così Obama a Denver, dopo l’attentato alla prima del nuovo film di Batman che ha provocato la morte di 12 persone, fa il suo discorso (Leggi articolo da corriere.it), inizia parlando di come la tragedia lo tocca come padre, finisce parlando di quanto il popolo americano è orgoglioso e si rialza sempre.
Nessuna menzione al nome dell’attentatore (e ci sta), nessun riferimento alla facilità con cui sono acquistabili le armi da chiunque in America o a come questa cosa porta ciclicamente stragi.
E’ un mondo malato, certe volte è proprio una schifezza. Ma qual’è la cosa realmente strana in tutto questo?
Per chi ha visto “Memento” il titolo di questo post dice un sacco di cose. Per tutti gli altri, dice poco e niente. “Ricordati di Sammy Jenkins”. Chi era costui?
Remember Sammy Jenkins
Guarda caso, la risposta a questa domanda non è influente ai fini del ragionamento. Il fatto è che ognuno di noi dovrebbe avere tatuato da qualche parte “Remember Sammy Jenkins”. Perché? Eh…
L’ho già detto che andare in giro non mi piace? Sono sicuro di sì. Anche se sono posti famosi e belli, non li godo mai. La bellezza la fa la mente, e se alla mente mancano le componenti per fare una cosa bella, questa muore.
Il problema è che certe volte in giro ci devi andare, anche se questo significa lavorare di giorno e star rinchiuso negli alberghi la sera perché sei stanco. Però, diamine, sarebbe un poco più facile se almeno le zone dove capiti fossero carine. Ora non è che Roma sia brutta eh… Certo, alcune parti di Roma lo sono più di altre, alcune pure peggio. Ma a sto giro, peggio di dove sono, non ci si poteva stare.
Fate voi. Se uno considera che questo è il trailer:
Quando il mondo insiste, e in una maniera o nell’altra le cose non quadrano, si può partire da qui:
Fase 1
E’ una ciotolina piena di fragole tagliate a pezzi. Lo so non è stagione, lo so sono gigantesche rispetto alle fragole “naturali”, ma se ti sforzi, sembra estate.