In tutti questi scritti ho il terrore di essere stato ripetitivo. Rileggendo, mi sono reso conto che ci sono tre cose che continuo a ripetere.
La prima è che ci fai dormire poco. Ogni tre quattro pagine c’è la parola sonno/stanco/dormire, e questa è una verità inconfutabile.
La seconda cosa che ripeto è l’elenco delle cose in cui mi hai cambiato, ed a conti fatti sono proprio tante, tutte belle.
La terza ed ultima è una parola: felicità. Ho notato che con ossessione ti ho scritto di essere felice, di vivere per la tua felicità, di fare in modo che ogni giorno sia come… Il tuo sorriso.
Autore: Raoul Scarazzini
-
L’anno del Miracolo – 19 aprile
-
L’anno del Miracolo – 18 aprile
Percorrendo a ritroso questi scritti ho trovato un po’ di profezie che avevo lanciato strada facendo.
Mesi fa, ad esempio, ho scritto che avresti camminato prima dell’anno. La profezia non si è avverata. E’ vero, hai fatto il tuo primo passo, è vero che stai rigorosamente in piedi e che secondo me è questione di giorni, ma la prima serie di passi non l’hai ancora fatta. La profezia del linguaggio invece si è avverata. Parli. Hai un vocabolario completo che usi come fossi una scimmietta ammaestrata.
Quindi uno a uno, praticamente Nostradamus.
La verità è che noi genitori, poveri illusi, facciamo le nostre profezie e voi figli, con un gran gusto inconsapevole, fate quello che pare. -
L’anno del Miracolo – 17 aprile
Mancano pochi giorni al tuo primo anno di vita, inizio quindi a tirare alcune somme.
C’è voluto coraggio per metterti al mondo? Sì, tanto, soprattutto per la tua mamma.
Quest’ultimo anno è stato difficile? Più di quanto si riesca a spiegare a parole.
Ci siamo pentiti della scelta di averti? Qualche volta, e sempre alle tre di notte. Il mattino, mai. Quando sorridi, mai. Quando muovi le mani cercando le mie, mai.
Perché la somma più bella da tirare riguardo al mondo è come questo sia bello, insieme a te. -
L’anno del Miracolo – 16 aprile
Che le cose fossero migliorate lo avevo capito subito dopo aver varcato la soglia di casa. Ridevi e, soprattutto, sembravi sereno. Tanto che quando mi sei venuto in braccio mi hai guardato e, ridendo, mi hai regalato due abbracci. Questa cosa degli abbracci consapevoli è il vero punto della tua evoluzione. Tra poco compirai un anno e stai dimostrando di scegliere chi abbracciare, con chi giocare, con chi ridere, chi ti piace e chi no. Per far capire, a chi non lo ha ancora fatto, che da questo momento ci sei anche tu. -
L’anno del Miracolo – 15 aprile
Non ci si può lamentare di una notte insonne ampiamente giustificata dai trentanove e mezzo che segnava il termometro. Eri praticamente un fornellino da campeggio portatile.
Hai continuato a lamentarti e mamma, paziente, ti ha sempre consolato. Sono sicuro che anche a te capiterà di chiedere se esista un amore più grande. Cosa può esistere più della tua mamma? Al momento nulla. Lei è tutto quello che ti serve. Lo imparerai talmente bene che la restante parte della tua vita la passerai a cercare una donna che possa essere la madre dei tuoi figli allo stesso modo. -
L’anno del Miracolo – 14 aprile
Vuoi che ti dica una volta per tutte il motivo di te? Il motivo per il quale sei stato la mia salvezza? Il motivo per cui non ho più paura di nulla? Questa sera sono entrato in casa e non mi hai visto subito. Mamma però ha detto “Guarda chi c’è?” mi hai guardato e ti sei illuminato. Ma hai gattonato incontro, ti ho preso e mi hai abbracciato. Volutamente. Per tre volte. Le ho contate.
Ho guardato mamma, le ho detto che mi mancava il fiato. Lei aveva gli occhi lucidi.
Ecco quindi il tuo perché. E’ dentro qui. Nello spazio che c’è tra le tue manine. -
L’anno del Miracolo – 13 aprile
Oggi ho riflettuto su una cosa che riguarda la tua mamma. Per sua stessa ammissione non è mai stata una brava cuoca. Dice sempre che cucinare non le piace, che il cuoco di famiglia sono io. Io ci marcio, ovviamente, prendendola sempre in giro, ma non lo credo fino in fondo.
Fatto sta che oggi ho realizzato come esistano tanti tipi di donne raggruppate in due categorie: quelle da fornelli e quelle da forno. Tua mamma appartiene alla seconda categoria: lasagne, torte, tutte cose che il forno, con calma, cuoce e lei gestisce alla grande. I fornelli son roba troppo veloce.
Ed è proprio quando lo sportello del forno si apre che lo senti.
L’odore di casa nostra. -
L’anno del Miracolo – 12 aprile
Qualcosa mi dice che in futuro andrai molto d’accordo con tuo fratello. Oggi per vari impegni siamo stati insieme tutto il giorno. La mattina per una delle sue partite, il pomeriggio per un impegno mio. Un bello stress, tanta macchina, mangiare al volo e via.
Eppure non è volata una mosca. Non un lamento, non una parola simile ad “uffa”, non un atteggiamento che facesse trasparire quanto fosse stufo. E, fidati, lo era.
La conclusione è che penso che sarete molto complementari. Tu a mantenere la nomea di tempesta, lui… A sopportare! -
L’anno del Miracolo – 11 aprile
Continuando a tirare le somme del viaggio ho deciso di scrivere il tuo vocabolario attuale. Italiano-Tempesta, Tempesta-Italiano:
Cane → Ba-ba
Gatto → Ba-ba (ma se si tratta della nostra gatta allora diventa proprio Isis, con numero di “s” arbitrario)
Sono contento → Yes, yes, yes
Devo stare zitto → shhhhhhhh
Cavallo → Ba-ba
Chi è? → Tiè (senza punto interrogativo)
Dalla lista mancano tre parole che sono uguali sia in Italiano che nella tua lingua: Mamma (come potrebbe essere altrimenti?), Papà (passibile però di confusione con pappa) e, uh… Cacca. -
L’anno del Miracolo – 10 aprile
Oggi parlavo con una mamma tris. Una donna in una condizione molto, molto simile a quella della nostra famiglia. Ebbene, mi ha detto di essersi profondamente pentita di aver fatto il terzo figlio. Sembrava proprio sincera. Quando l’ho raccontato a mamma c’è rimasta male. Anzi, mi ha proprio detto “Cavolo, che brutto sentirlo dire!”.
Perché qualche volta scappano anche a noi frasi simili. Perciò, visto che quelle sono cose che si dicono per dare aria alla bocca, abbiamo fatto un patto: non diremo mai più che siamo pentiti. Nemmeno per scherzo. Perché non è possibile pentirsi della cosa che ti ha salvato la vita.