La soluzione all’obiezione di coscienza dei medici c’è: i corsi pre aborto

Tre mesi fa ho soppresso il mio cane.
Aveva diciassette anni e non si muoveva quasi più. Eravamo stati dal veterinario tre volte nei sei mesi precedenti, e tutte le volte non me la sono sentita di completare la procedura. La situazione alla fine è diventata però insostenibile, quando ho assistito alle ultime convulsioni mi sono deciso. Dopo che il veterinario ha dato il calmante ho chiesto se potevo fare io l’iniezione letale, perché ero stato io a prendere la decisione e sentivo di dover essere io a portarla a compimento.
Non mi è stato permesso.
Questione di procedure.
Ma lo avrei fatto.
Ero il padrone, avevo il diritto di fare quella scelta.

Immagini dalla manifestazione contro la chiusura del "Repartino"

Immagini dalla manifestazione contro la chiusura del “Repartino”

Cosa c’entra questa storia con il titolo di questo articolo? Provo a spiegare.

Pochi giorni fa ho letto sul corriere che dopo il pensionamento dell’ultimo medico a favore dell’aborto le prenotazioni per quel tipo di intervento sono state sospese. Se si prova a prenotare la risposta è:

Si rivolga a un altro ospedale. Noi, ovviamente, non possiamo mettervi in lista senza sapere se e quando ci sarà un medico disponibile per eseguire gli interventi

La questione, com’era prevedibile, ha scatenato fior di polemiche da parte di diversi movimenti pro-aborto, uno dei quali si chiama #IoDecido il quale, il 25 novembre, in occasione della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, ha organizzato un corteo dentro il Policlinico “per manifestare la nostra indignazione e chiedere l’immediata riapertura del servizio“.
Ora, non sono qui a giudicare la contraddizione insita nel fatto che un movimento contro la violenza promuova la libertà di aborto, quanto una realtà: nell’intero Lazio il numero di ginecologi a praticare l’obiezione è del 90%.

Questo è un problema. Perché l’aborto è un diritto. Legittimo, ci spiegano. Perciò vorrei promuovere una soluzione. Dare infatti la possibilità alle donne di praticare in autonomia l’aborto. Costituire cioè dei corsi, alla pari dei corsi pre parto, che consentano alle donne che vogliono interrompere la propria gravidanza di agire in autonomia ed in piena sicurezza.
In questo modo sarebbe assolutamente ininfluente la presa di posizione di medici obiettori.
Basterebbe seguire il corso e con il certificato in mano ad attestare la competenza propria (o di una contro-ostetrica che abbia seguito la donna nel periodo, quindi una persona che ha imparato come terminare una gravidanza anziché portarla a termine), recarsi in ospedale e completare tutto il processo senza problemi di medici ottusi, obiettori o addirittura credenti.

Non sarebbe un modo utile e finalmente indipendente di poter gestire questo annoso problema? L’indignazione di chi dice “io devo poter abortire” potrebbe finalmente essere cancellata insieme alla gravidanza stessa. Si avrebbe l’evoluzione di #IoDecido in #IoUccido. Un nuovo passo avanti verso la tanto agognata emancipazione. La naturale evoluzione del motto “l’utero è mio e ci faccio quello che ci voglio io“. La cura definitiva allo sconcerto provocato da affermazioni come quelle del Dottor Giorgio Pardi:

Quindi scriva, scriva che il dottor Pardi Giorgio è ateo o, se preferisce, è un laico. E aggiunga anche che per ritenere l’aborto un omicidio non serve la fede. Basta l’osservazione. Quello è un bambino, la vita comincia col concepimento

Per farsi dei nemici non è necessario dichiarar guerra basta dire quel che si pensa (cit.)

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