Agli umani sembra di vedermi paciosa, rilassata, in sostanza… Buona. Li sento. “Ma è un batuffolo!“, “Com’è tenera!” e via di apprezzamenti di questo tipo. Ma si sbagliano. Non è quella la mia natura. Dentro di me si nasconde una belva feroce che non lascia spazio a dubbi. Quando la natura si impossessa di me ritorno al mio io ancestrale. Una cacciatrice spietata che nei boschi si muove furtiva, al richiamo della foresta.
Ho mietuto numerose vittime. Le prime sono state quei maledetti affari che gli umani si portano all’orecchio, il mio padrone continuava a ripetere “270” e poi “euro“, l’ho preso per un grazie. Poi ci sono quelle cose che si mettono ai piedi. Non ne è sopravvissuta neanche una. Le faccio a pezzetti anche se implorano pietà urlando “gniiiiic“.
Certe volte non riesco proprio a trattenermi e se vedo girato qualcuno del mio branco gli morsico il sedere. Stamattina il mio padrone mi ha ringraziato con una carezza.
Me le ricordavo più dolci.
Infine c’è il mio nemico definitivo. Lui. Donatello, il martello. E’ un’arma del mio migliore amico, quello piccolo a cui lecco la faccia. Dice cose come “Sono Donatello sono proprio un bel martello” e più lo azzanno e più parla. Stamattina alle 5 è stata una battaglia durissima. Più lo azzannavo, più parlava.
E’ un osso duro.
Ora per esempio è lì che mi guarda.
Spetta solo che mi alzo e poi vedi “Donatello il martello” che fine gli faccio fare. Spetta che l’istinto prende il sopravvento… Certo che con sto caldo… Vabbeh dai, Donatello, uno a uno.