Succede sempre così. Misuri il mondo e pensi che tutti sono degli approfittatori. Ne hai la riprova a partire dall’alto, i politici, quella gente lì che ti fa domandare “ma come fanno a guardarsi allo specchio dopo tutte queste cose?”. Il più delle volte ignori la sensazione, perché pensi di non volerti fare il sangue marcio.
A volte poi imprechi, quando proprio non ce la fai più, ma in bocca ti rimane quel gusto di vino cattivo, e sai bene che si chiama frustrazione.
Così ti giostri tra il voler essere menefreghista, visto che lo fanno tutti, ed il voler essere diverso, visto che così sono io.
Quasi sempre però la conclusione è che il mondo è proprio un postaccio.
Fortuna che c’è il quasi. Ieri era un giorno quasi.
Estate, soli, moto, ristorante. Si parcheggia, si aspettano gli amici, si entra, si inizia a mangiare. Stacchiamo la spina va che il mondo è proprio un postaccio. Ammazziamoci di cibo.
Ad un certo punto si affianca uno al tavolo.
E’ un ragazzo, mai visto.
“E’ vostra lo scooter modello X qui fuori?”.
Il cibo si blocca.
Porca puttana.
Vigili.
Carro attrezzi.
Ladri.
“Sì, perché?”
E’ caduta.
Me l’anno dipinta di giallo.
Sono atterrati gli alieni.
Che bella serata di merda.
“Ho paura che hai lasciato le chiavi attaccate al bauletto, mi sa che ti conviene toglierle”
E’ uno scherzo dai.
Ci sono 1000 persone in sto posto, vuoi dire che questo le ha girate tutte…
“Ah cazzo, grazie.”
Gli stringo la mano, mi precipito fuori.
Le chiavi sono sul fottuto bauletto.
“Grazie mille. Davvero. Ma tu eri qui a mangiare?”
“No, però ho pensato che se avessi fatto una cosa del genere mi avrebbe fatto piacere che qualcuno me l’avesse detto.”
Gli stringo la mano ancora, ed ancora lo ringrazio. Lui si gira, piglia per mano la morosa e se ne va.
Siamo a Milano?
Siamo a Milano.
Porca vacca, sì.
Ho conosciuto Ardo.
C’è ancora speranza.