Un libro non può certo cantare. Tutto quello che fa il libro è proporre e lasciare che il lettore completi con la propria immaginazione, oltre che con la propria memoria.
Ardo è intriso di musica, addirittura si può dire che nasce dalla musica. Ogni capitolo nasconde una canzone, qualcosa che possa suggerire a chi legge quale cassetto aprire e quali emozioni rievocare.
Perché ad ogni canzone corrisponde un’emozione.
E’ il primo giorno di scuola. Ardo è davanti all’ingresso e si ricorda dell’ultima volta in cui ha visto sua madre piangere. A dispetto di quanto si possa immaginare il ricordo è qualcosa di dolce.
C’è una cucina ed una radio, ed alla radio qualcuno che canta di come non sia possibile fermare la musica.
Buona primavera!
Ardo ha al massimo quattro anni, siamo all’incirca nel 1981. E’ probabile sia un sabato mattina, è quasi mezzogiorno.
Sara, la madre di Ardo, sta preparando da mangiare. Lui è lì nella cucina seduto, sulla tavola apparecchiata la tovaglia è spostata per far posto ad una scatola delle scarpe vuota ed a delle forbici. Con il coperchio ritaglia i piani, mette la scatola in verticale ed infine con lo scotch attacca i piani ai bordi, creando un palazzo in cui i pezzi di cartone avanzati sono le persone che camminano su e giù.
E’ il momento della vita in cui tutto è perfetto. In cui non potresti chiedere nulla di più di quello che hai per essere felice.
Per chi vola non c’è frontiera.
Non esistono le preoccupazioni in merito a cosa ci sarà domani nella tua vita. Il futuro anteriore che riesci ad intravedere è al massimo quello del bagno, che fai una volta la settimana senza che nessuno ti dica “una volta e basta?!”. Lo stesso momento in cui al tuo fianco ci sarà ancora tua madre, a prendersi cura di te.
Ed in questo contesto i Pooh suonano una canzone dal sapore positivo, che parla della vittoria dei buoni sentimenti (il cui motore è la musica) su tutta la negatività generata dalla società, che porta la gente a stare “nei porti a tagliarsi le vene” invece di partire nel sole.
Ogni ritornello è accompagnato da un arpeggio che accompagna le voci (tre, forse quattro) creando una canzone pop rock senza che il pop ancora esista.
Per quelli che vanno in amore spesso, per te che mi cambi colore addosso
E’ il trionfo della positività, che non è ipocrita perché è convinta, perché chi la urla ha capito e vive in maniera coerente.
Sono altri tempi.
Tempi in dici a tua madre “vado giù in cortile a giocare” e lei risponde serena “stai attento”, che vuol dire vai e divertiti. Tempi in cui con gli amici gironzoli per i palazzi, giochi al pallone e non ci sono tutte quelle macchine per strada.
Tempi da ricordare, poiché quasi perfetti. E come per ogni cosa perfetta arriva una fine. Un taglio, qualcosa che ti fa crescere e capire che la tua vita forse non sarà tutta un sabato mattina fatto di serenità e musica. Ma nemmeno un porto in cui perdersi.
Dormi sereno, Ardo.