L’attesa

Domenica sono uscito da messa. Uno dice, cosa c’è di strano? No, niente, era per precisare che la domenica vado in chiesa con costanza da circa trentanni.
A messa c’è sempre tanta gente, non diresti mai che questa è un’epoca in cui le persone si stanno allontanando dalla religione. Soprattutto bambini, che stanno percorrendo il cammino dei sacramenti: chi la confessione, chi la comunione, chi la cresima e chi infine la professione di fede. Sono tanti, tantissimi. Se ciascuno di questi fosse accompagnato dai propri genitori la chiesa esploderebbe.

L'attesa
L’attesa

Ok, la chiesa non esplode, ma è piena. Di bambini. E i genitori? Ah. Ecco di cosa volevo scrivere.

Dicevo, esco da una chiesa piena di bambini e c’è folla, più che altro di macchine, parcheggiate in doppia, tripla fila. E’ qui che si consuma l’attesa. Di cosa? Semplice, del pacco. Come fosse un allenamento, come fosse la scuola. E’ lo spiritualismo globalizzato. Genitori che imbracciano fieri il loro giornale e leggono, aspettando che il proprio figlio giunga da loro per dirgli magari “Sai che oggi Gesù Cristo ha parlato con una peccatrice al pozzo?” per replicare “Sì, sali in macchina che siamo dai nonni a mangiare…”.
Così ti viene da pensare a quel bambino, che dentro se si chiederà come deve affrontare questa cosa della chiesa, della religione e perché no, di Dio.
Sarà come un compito in classe? Generalmente a papà mica interessa cosa studio, più che altro il voto che prendo…
Sarà come una partita? Generalmente a papà è contento se gioco bene…
Eppure tutto intorno è uguale, mi portano, faccio quel che devo fare, e mi vengono a prendere.
E’ un bel grattacapo.
Però mica ci puoi pensare, devi leggere il giornale. E poi ad educare tuo figlio ci pensano le maestre, l’allenatore, il prete e poi beh… La TV. Tu stai lì tranquillo, che se è una bella giornata riesci anche a prendere il sole mentre leggi, mica è come in quelle malefiche mattine invernali in cui devi tenere il motore acceso perché fuori si gela.
Certo magari in chiesa farebbe più caldo, ma no. Alla fine là dentro non ci entri da che hai battezzato tuo figlio, promettendo di educarlo secondo la religione cristiana. Che belle parole ha detto il parroco quel giorno e come era bello tuo figlio, piccolo, da proteggere, non faceva neanche domande scomode tipo “Perché non vieni a messa con me?”.

Sospiro. Con calma. Faccio finta di non leggere che in Inghilterra, alla rete nazionale Bbc, una presentatrice senza un braccio è stata contestata dalle mamme dei piccoli spettatori, in quanto accusata di urtare la loro sensibilità. Del resto l’ho detto dall’inizio, pensavo di aver capito.

Commenti

2 risposte a “L’attesa”

  1. Avatar iguano
    iguano

    Del resto certa gente anche se ci andasse in chiesa non servirebbe a granchè…..il gesto, l’atto in sè non hanno significato se non vengono seguiti da una comprensione e “messa in pratica” di ciò a cui si è prestato ascolto; probabilmente di casi come questi ce ne sono molti e con altrettanta probabilità tra questi, (come al solito) mi piace pensare ci sia qualcuno che di questi genitori/burattinai, col tempo non sappia cosa farsene e, crescendo, facendo appello alla propria intelligenza, alla proprio iniziativa, alla proprio volontà decida di prendere le propria strada; questo comporta un percorso di crescita più tortuoso e non sempre facile ma di sicuro, quelli che avranno scelto questa strada (probabilmente la minoranza) sentiranno il “male della botta” ma avranno strumenti ed esperienza per poterlo curare.

    1. Avatar pdac
      pdac

      Sante parole, non posso che sottoscrivere 🙂

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